Un po' di storia

Le origini delle carte

Alcuni testi asseriscono che le carte da gioco furono un evoluzione di giochi quali gli scacchi o il Mahjong (gioco cinese di tessere), altri che vennero introdotte dai Crociati e altri ancora che sono state inventate intorno all’anno 1120 dai cinesi e vennero poi introdotte in Europa verso il 1300.

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Una delle teorie più interessanti riconducono alla Persia ed al popolo dei Mamelucchi. Da qui lo sviluppo del commercio diffuse le carte da gioco verso oriente fino alla Cina e verso occidente in Egitto prima e da lì in Europa.

Intorno al XIV secolo ai vertici del potere in Egitto vi erano i Mamelucchi, popolo di guerrieri di origine persiana chiamati nei secoli precedenti come mercenari, fino a che raggiunsero i vertici nelle gerarchiedello stato.

Il mazzo conteneva 52 carte, che formavano quattro semi come simboli le Spade, i Bastoni, le Coppe e i Denari. I bastoni, disegnati con un’estremità ricurva, altro non erano che le mazze da polo, attività molto in voga tra i Mamelucchi. Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re),nā'ib malik (viceré o deputato del re) e thānī nā'ib (secondoo sotto-deputato). Le figure mostravano disegni astrattisenza ritrarre persone (a causa della legge islamica che vietava di ritrarre figure umane), ma riportavano il nome diufficiali dell'esercito.

Si ignora se queste carte abbiano influenzato le carte indiane usate nel gioco della Ganjifa o se sia avvenuto ilcontrario. In ogni caso le carte indiane si distinguono per alcune caratteristiche: sono rotonde, generalmente dipinte a mano con schemi intricati e comprendono più di quattro semi (a volte fino a dodici).

In Europa le prime documentazioni concrete risalgono allaseconda metà del XIV° secolo. La moda dilaga in Italia come in Europa, avversata daChiesa e moralisti; corre l’anno 1423 quando San Bernardoda Siena asserisce in un suo famoso sermone che le carte da gioco sono un’invenzione del maligno.

Le prime carte da gioco diffuse in Europa sono i Tarocchi o Carte Italiane. Il mazzo originale, prodotto in Lombardia, era composto da 78 carte; quattro semi Coppe, Spade, Denari e Bastoni. I quattro sembra rappresentassero quattro cetisociali medioevali: gli Ecclesiastici, iMilitari, i Commercianti ed Industriali, e per finire i Lavoratori. Hanno poi avuto un’evoluzione in Europa(spagnoli, tedeschi ...) per poi arrivareall’influenza dei francesi, che sepperoschematizzare simboli ed immagini avantaggio dei costi di produzione edell’approccio visivo. Il mazzo che vieneusato nel bridge è quello detto“Francese”, disegnato da Jaquemin Grigoneur nel 1391, due secoli dopo essere importate inEuropa.

Il simbolismo francese: le Cuori sono il clero, le Quadri imercanti, le Fiori i contadini e le Picche la nobiltà. Nei mazzi francesi originari ad ogni figura era associata un personaggio storico, per esempio: il Re di cuori CarloMagno, il Re di picche era Davide, la Dama di cuori Giuditta la consorte del Re Carlo I, e così via. L’ordine dei semi era quello classico, ovvero Cuori, Quadri,Fiori e Picche, da cui la frase Come Quando Fuori Piove per ricordare la gerarchia. Ed ecco spiegato, per chi se lo fossemai chiesto, perché il 2 di Picche è considerato simbolo del minimo assoluto.

Le origini del Bridge

A nulla giova, sotto il profilo strettamente tecnico, sapere quando e come sia nato il gioco del bridge ma averne notizia è utile sia per soddisfare legittime curiosità sia per completare un quadro d’insieme che può consentire una valutazione più precisa di ogni fase di gioco e spiegare più chiaramente i motivi che sono alla base dell’enorme diffusione che il bridge ha raggiunto nel mondo.

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E’ possibile apprezzare un buon manicaretto senza preoccuparsi di conoscerne la ricetta; il vero buongustaio, tuttavia, trova logico documentarsi sugli ingredienti che lo compongono e sulla tecnica impiegata nella preparazione. Così, per analogia, a nulla giova, sotto il profilo strettamente tecnico, sapere quando e come sia nato il gioco del bridge ma averne notizia è utile sia per soddisfare legittime curiosità sia per completare un quadro d’insieme che può consentire una valutazione più precisa di ogni fase di gioco e spiegare più chiaramente i motivi che sono alla base dell’enorme diffusione che il bridge ha raggiunto nel mondo.

  • 1665 Il gioco deriva dal WHIST (briscola) – praticato inInghilterra dalle classi umili sin dal XVIsecolo. Si giocava in tre – l’atout era determinata dal colore dall’ultima cartadistribuita.
  • 1742 Ingresso in nobiltà – Edmond Hoylepubblica a Londra il “Short Treatise” un volume sulla tecnica di gioco e dicomportamento al tavolo (gioco ancora individuale). Favorito dall’espansione coloniale dell’Inghilterra, il Whist continuò la sua evoluzione contaminato da altri giochi a luisimili e diede luogo alle più disparate combinazioni.
  • 1873 a Buyukdere sul Bosforo nasce “Whist-bridge” –quattro giocatori in due coppie contrapposte, con ladeterminazione della briscola (atout) ancora casuale lasciata al mazziere. Contemporaneamente dal Medio Oriente si diffonde il “Biritch” (o meglio biriċ) che vuol dire annunciatore, un gioco analogo di origini russe. Il Whist-Bridge dalle austere sale dei circoli esclusivi, forse per merito del personale di servizio, si diffonde rapidamente trai marinai che sulle rive del Bosforo attendono la partenza delle loro navi e, probabilmente per merito di questi ultimi arriva prima al Cairo, poi, sulla Costa Azzurra e, infine, a Parigi e, di lì, in tutta l’Europa.
  • E’ circa il 1880 quando Milton Work radunò i suoi amici appassionati di carte fondando il Club del Whist dell’Università della Pennsylvania per lanciare la sfida a un gruppo di uomini di affari riuniti sotto il titolo di Saturday Night Whist Club. Dalla semplice partita libera in cui veniva praticato il gioco venne per la prima volta effettuato un duplicato. La sfida si svolse in due stanze dove i membri di una squadra sedevano Nord-Sud in una ed Est-Ovest nell’altra. Si giocarono un certo numero di smazzate uguali nelle due sale, favorendo, in tal modo, i più bravi diminuendo l’effetto della sorte. Vinse la squadra di MiltonWork. Il duplicato diede un forte impulso allo sviluppo del whist ed il via all’attività agonistica.
  • Il primo testo in cui si parla di bridge risale al 1886 e si intitola “Birritch, or Russian Bridge. La differenza con il whist era che il seme d’atout non veniva sorteggiato ma scelto di mano in mano dal mazziere o dal suo compagno nel caso il primo non avesse preferenze.
  • 1892 lo statunitense John T. Mitchell cominciò a organizzare in America i primi campionati agonistici, apportando le prime regole, tra cui quella che il premio partita si otteneva al raggiungimento di sette e non cinque prese, la scala gerarchica dei colori è ancora quella classica del poker (cuori, quadri, fiori, picche).
  • Nei primi anni del ‘900 capitò che alcuni giocatori, trovandosi solo in tre, provarono a giocare lasciando esposte le carte del quarto. Leggenda racconta che furono tre soldati in trincea a sperimentare tale novità. L’introduzione del morto prese piede anche per i tavoli da quattro giocatori rendendo di fatto più divertente il gioco.
  • Con l’avvento del XX secolo l’evoluzione del gioco diviene rapidissima. Dall’Inghilterra, il successo del gioco in tutto l'Impero Britannico è tanto fulmineo che, tramite gli ufficiali inglesi di stanza in Oriente, arriva fino in India, dove, nel 1904, alcuni di loro, per stabilire l'atout nella quale la smazzata deve essere giocata, inventano una sorta di primitiva Asta Licitativa che, finalmente, fa assumere al gioco delle sembianze che lo rendono molto simile al Bridge di oggigiorno.
  • Con tale regola sempre nel 1904 nasce in Francia, a cura di F. Roe, l’ “Auction bridge”, le cui regole cominciano a prevedere la determinazione dell’atout attraverso un’asta(auction) e che il giocatore che se l’aggiudicava otteneva ildiritto di giocare con il morto. La dichiarazione, se nonveniva contrastata dagli avversari, poteva essere interrotta a qualsiasi livello, senza pregiudicare la validità di tutte le prese realizzate, poi, durante il gioco. La gerarchia deicolori assume la sua configurazione definitiva ed attuale (picche, cuori, quadri e fiori). Il gioco ha ampia diffusione in Francia e negli Stati Uniti. Questa nuova versione del gioco era molto più divertente e debbe una rapida diffusione così che il "Portland Club" di Londra, da questa parte dell'Atlantico, ed il "Whist Club" di New York, dall'altra, aggiornarono continuamente le regole e, di fatto, né diventano i depositari, fin quando nel 1925, per merito dell’Americano Harold Stirling Vanderbilt,vengono sancite da un accordo tra il Portland Club diLondra, il Whist Club di new York e la Commissione Francaise de Bridge, le regole del “Contract Bridge”, in pratica le regole attualmente in vigore. La licitazione poteva proseguire anche se l’avversario non la contrastava, perché ai fini del punteggio della partita, aveva valore solamente il contratto che la coppia in attacco aveva specificatamente dichiarato e si era impegnata a mantenere contro la difesa dell’altra coppia (in modo da consentire maggiore interesse nella partita anche alla coppia meno favorita dalla sorte perché in possesso di carte peggiori). Inventò anche il primo sistema artificiale il “Fiori Vanderbilt”. Le regole del Contract furono affinate progressivamente negli anni seguenti in base ad accordi intercorsi tra il Portland Club di Londra, il Whist Club di New York e la Commission Française duBridge.
  • John Templeton Mitchell (per i Tornei a Coppie), Cassius M.Paine e J. L. Sebring (per i Tornei Duplicati) e, più tardi, Edwin Cull Howell (per i Tornei a Coppie a Classifica Unica), ideano le Regole di Movimento grazie a quali tutti i giocato ripossono misurarsi con le stesse carte, eliminando buona parte dell'influenza della Dea Bendata e distinguendo in maniera perentoria il Bridge da tutti gli altri giochi d'azzardo, fino a proporlo prepotentemente come il Reincontrastato di tutti i giochi di carte.
  • Dal 1927 al 1932 sviluppo straordinario negli Stati Unitigrazie a Ely Culbertson e la moglie Josephine Murphy che nel 1929 fonda la prima rivista di bridge “Bridge World”, ancora oggi la più autorevole pubblicazione in materia.
  • Nel 1932 in Europa si fonda la European Bridge League (E.B.L.). Nello stesso anno viene fondata a Scheweningen la International Bridge League che si occupa dell’organizzazione del primo campionato Europeo.
  • Nel 1937 il primo Campionato Mondiale a squadre disputatosi a Budapest e vinto dall’Austria. In Italia il movimento bridgistico si organizzò nel 1937, quando Pietro Acchiappati, Paolo Baroni, Adolfo Giannuzzi, Raoul Morpugo, Federico Rosa e Giano Vedovelli costituiscono in quel di Milano, l’Associazione Italiana Bridge, anche se rappresentative italiane partecipano alle manifestazioni internazionali sin dal 1932. Pubblicano un bollettino mensile sul quale accanto agli articoli di tecnica danno notizie sull’attività internazionale nei primi campionati Europei.
  • Nel 1940 il regime impone un cambio autarchico di denominazione e abbiamo così l’Associazione Italiana Ponte. La guerra provoca un’interruzione dell’attività in tutta Europa.
  • L’Associazione risorge nel 1946; la sede è il Biffi in Galleria a Milano, ove si svolgono i primi tornei di circolo. Riprende la pubblicazione del bollettino e nel 1947, sempre a Milano ,vengono organizzati i primi Campionati Italiani a squadre.
  • Arriviamo così a Eugenio Chiaradia, napoletano, professore di filosofia, considerato il padre del bridge moderno. Rivoluzionò la fase della dichiarazione riesumando il “FioriVanderbilt” nella derivazione “Fiori Napoletano”, consentendo ad ogni coppia di raggiungere un livello di comunicazione quasi perfetto. Alle sue intuizioni ed al suo sistema si sono ispirati e si ispirano ancora oggiuniversalmente lo studio e l’evoluzione dei sistemi dichiarativi (orientato sulla forza onori, regolamentò i principi della licita ascendente e discendente).
  • Intanto a Milano, Mario Franco e Michele Giovine sventagliano sui tavoli da gioco il loro sistema “Marmic”, certamente pieno di lacune, ma aggressivo come un pirata.
  • Poco dopo, a Roma, un gruppo di studiosi – primi tra tutti i Manca – misero insieme un mosaico per formare il “Fiori Romano”, sistema che seleziona il meglio dell’esperienza mondiale degli anni 30 – 50 (orientato sulla distribuzione). In questo periodo maturò il BLUE TEAM, la nostra squadra Nazionale di Bridge. Grandi giocatori incredibilmente straordinari per spirito, volontà, ovviamente anche eccellenti tecnici.
  • Il Blue Team apportò fama e gloriamondiale ai due “FIORI” di Roma e di Napoli. La nostra squadra nazionale dal 1957 al 1972 vinse dieci campionati del mondo consecutivamente e tre Olimpiadi; i suoi componenti furono intutto otto: Avarelli, Belladonna,Chiaradia, D’Alielo, Forquet, Garozzo, Pabis Ticci e Siniscalco.
  • Ma a questo punto salta fuori un toscano a dire la sua. Benito Bianchi compì un capolavoro riunendo nel “Quadri Livorno”, accanto a spunti originali, il meglio dell’esperienza napoletana-romana. Successivamente si è avuto una proliferazione di sistemi: Acol, Quadri Italia, Precision, Sistema Lancia, ecc....
  • Nel 1987 la Federazione Italiana Bridge ha invitato tutte le strutture bridgistiche a “normalizzare” le dichiarazioni (i sistemi) creando e pubblicando lo “Standard Italia”, come base di linguaggio comune per tutti i giocatori. Il compito di stilare il metodo viene affidato a: GiorgioBelladonna, Camillo Pabis Ticci e Franco Di Stefano. Lo sviluppo di tale sistema ha avuto la sua culla in Lombardia ed in particolar modo a Milano. Nato dal lavoro di grandi teorici dell’Acol e dello Standard Americano, ha assunto molti principi logici (non convenzioni) dei sistemi convenzionali che si sono largamente sviluppati in Italia. Con lo Standard Italia l’impatto risulta meno difficile, il linguaggio universale più comprensibile; in questo modo il Bridge diventa per tutti uno sport semplice e piacevole da praticarsi anche con partner occasionali. La FIGB non esclude nel tempo un’altrettanta auspicabile sua evoluzione con più sofisticate elaborazioni di tecniche dichiarative.
  • Nel 1993 la Federazione assume la definitiva denominazione di Federazione Italiana Gioco Bridge, a seguito del riconoscimento da parte del Comitato Olimpico Nazionale Italiano come Disciplina Sportiva Associata. La FIGB è oggi una potenza bridgistica di massimo livello grazie da un lato alla sua organizzazione, che ha avuto una espansione enorme a partire dai primi anni novanta e che è divenuta un modello a livello internazionale ed ha portato isuoi tecnici, arbitri e dirigenti a rivestire delicati incarichi di verticesia nella EBL che nella WBF e dall’altro agli incredibili successi riportati dalle proprie squadre nazionali. Oltre Il mitico Blue Team che ha dominato incontrastato e imbattuto il palcoscenico mondiale ed europeo dal 1957 al 1975, vincendo 13 Campionati del Mondo, 3 Olimpiadi e 12 Campionati d’Europa.
  • Il nuovo Blue Team, di Lauria, Versace, Bocchi, Duboin, Fantoni, Nunes, Sementa, a partire dal 1995 ha inanellato otto vittorie di cui sette consecutive ai Campionati d’Europa, 3 Olimpiadi e 2 Mondiali. La Nazionale Femminile ha vinto 5 Campionatid’Europa e 2 Olimpiadi.
  • Ancor più rilevante sotto il profilo della continuità e del futuro della federazione i successi ottenuti dal 1992 in poi dagli azzurrini: 2 titoli mondiali e 5 Europei, oltre a 4 medaglie d’argento gli juniores e 1 titolo continentale i cadetti.

Bibliografia: Guido Barone “Il libro completo del bridge” - Luca Marietti “La storia del bridge”